
Villa Capra Bassani: come riscoprire l’originaria bellezza di una Villa Palladiana
Arcart, realtà impegnata da più di dieci anni in cantieri di restauro artistico, restauro monumentale ed architettonico, consolidamento strutturale ed edilizia privata, dalla scorsa estate è occupata con diverse squadre di professionisti nel restauro delle facciate, degli stucchi, delle statue e degli scuri di Villa Capra Bassani, a Sarcedo, in provincia di Vicenza.
L’insediamento della famiglia Capra a Sarcedo risale alla fine del XIV° secolo a seguito del declino della famiglia del Conte Sesso che accumulò numerosi debiti nei confronti dei fratelli Ottaviano Girolamo, Camillo e Claudio Capra a decurtazione dei quali cedette diversi campi: con sentenza 15 settembre 1584, è probabile che il primo palazzo dei conti Capra sia stato edificato intorno al 1590, su disegno di un architetto dell’epoca, per ora non identificato. Il palazzo dominicale aveva davanti la corte ed il giardino e alla loro destra separati da una piccola corte c’era la barchessa con la corte rurale, il tutto recintato da mura per lo spazio di 2 campi. Già un secolo più tardi il palazzo, che si presentava a pianta quadrata, fu modificato su commissione del conte Orazio Capra per farne la dimora dei figli Girolamo e Gaetano.
Dopo questo intervento più pratico che estetico viene commissionato, dal conte Girolamo figlio di Orazio Capra, un intervento al famoso architetto luganese Francesco Muttoni, per esaltare la casa dominicale separandola dal “rustico” ed avviarla ad assumere il ruolo di villa da villeggiatura. L’architetto intendeva separare nettamente la barchessa dal palazzo, sistemare i cortili ad esso adiacenti, predisporre due grandi mura curve sul davanti ed un giardino, affiancato sulla destra da una peschiera e infine modificare l’andamento della strada esistente facendola passare davanti anziché dietro al palazzo stesso, ma è con l’intervento voluto dal Conte Orazio Claudio Capra che la villa assume il suo aspetto definitivo ed attuale. La paternità dei disegni è da attribuire all’Arch. Ottavio Bertotti Scamozzi, anche se erroneamente attribuito al Conte stesso al quale resta il grande merito di affrontare e sostenere una spesa ingente e l’onere di dirigere personalmente i lavori, organizzare, iniziare e portare a termine questo splendido esempio di architettura neoclassica che incarna uno dei più importanti esempi di Stile Neoclassico Vicentino e rappresenta un esempio di costruzione ispirata alle architetture di Andrea Palladio, il più influente architetto della storia dell’architettura occidentale del Cinquecento.
Per rendere più bella e maestosa la sua villa, il conte Orazio Claudio Capra chiamò i pittori e gli scultori più famosi e richiesti del territorio Veneziano: Luca Calegari è l’autore delle tre statue dell’acroterio, cioè quelle situate sulla sommità del timpano, Battista Bonvicini è invece l’autore del bassorilievo e dello stemma nobiliare all’interno del timpano, mentre è per mano di Francesco Leoni la realizzazione delle due statue poste ai lati dello scalone principale nonché quelle poste sopra i pilastri della cancellata in ferro battuto.
Nel loggiato che ancor oggi accoglie, in tutta la sua maestosità, i visitatori si può notare, incisa sul fregio di un portale, la data 1764, l’anno cioè di realizzazione di Villa Capra, oggi Bassani.
La complessità dell’intervento ha richiesto un notevole sforzo di analisi propedeutica, studio dei materiali e test eseguiti in sito per approntare una metodologia operativa che coniugasse le istanze di un restauro conservativo ed estetico con le esigenze di una villa vissuta nel XXI° secolo.
L’intonaco di tutte le facciate di Villa Capra Bassani e gli apparati scultorei presentavano depositi superficiali coerenti, infestazione di microrganismi autotrofi ed eterotrofi, sali solubili, residui di precedenti protettivi e depositi di notevole spessore come croste nere o strati carbonatati nonché macchie, discontinuità di vecchie tinteggiature, abrasioni, lacune e mancanze dell’intonaco, parti di intonaco sono risultate, in fase di analisi, in pericolo di caduta con profondi distacchi dal supporto murario. L’apparato statuario, in materiale lapideo locale, costituito dalle tre statue che si erigono sul timpano e le statue ai piedi delle scale d’ingresso sono esse stesse oggetto di intervento in quanto presentavano una massiccia formazione di patine biologiche, croste nere, stuccature in materiale non idoneo e una certa fragilità della materia costituente dovuta alla forte esposizione agli agenti atmosferici. Gli scuri alla vicentina della Villa si mostravano scrostati ed ammalorati a causa dell’attacco xilofago e da parte di numerosi volatili, soprattutto i picchi, che hanno forato per tutto lo spessore il legno costituente i battenti. Per quanto invece concerne gli elementi decorativi in materiale lapideo quali capitelli, basi di colonne, cornici di finestre e marcapiani, i professionisti del restauro conservativo ed artistico di Arcart, con sede vicino a Montecchio Maggiore, hanno riscontrato due tipologie di degrado, una che riguarda i fenomeni fisici e chimici, l’altra che si riferisce ad organismi viventi come colonie di microrganismi autotrofi e eterotrofi. Un altro elemento decorativo estremamente importante è il frontone che racchiude all’interno del timpano bassorilievi raffiguranti figure femminili poste simmetricamente ai lati dello stemma: realizzati in stucco, presentavano diverse criticità dovute soprattutto alle caratteristiche chimico fisiche del materiale costituente che ha subito un’importate erosione da parte delle piogge meteoriche e un importante degrado antropico.
I restauratori di Arcart, rispettando i principi fondamentali del restauro conservativo e del minimo intervento, – la reversibilità delle procedure di intervento, la compatibilità dei materiali e la riconoscibilità delle integrazioni- hanno iniziato l’intervento di restauro con la disinfestazione da colonie di microrganismi autotrofi e eterotrofi tramite l’applicazione ripetuta di biocida anche con l’impiego di impacchi, seguito poi dalla rimozione meccanica con bisturi, specilli, spazzole morbide e pennelli. Estratti poi i sali solubili tramite impacchi di sepiolite e acqua demineralizzata, sono stati rimossi strati carbonatati, croste nere e depositi superficiali con compresse imbevute di ammonio carbonato e bicarbonato d’ammonio in soluzione varia determinata in fase di test ed i depositi superficiali di notevole spessore sono stati rimossi con strumenti di precisione.
Si è passati quindi alla fase di rimozione delle stuccature eseguite nei precedenti interventi di manutenzione ordinaria che, per morfologia e composizione, risultavano inidonee alla superficie attuale. Ristabilita quindi l’adesione tra il supporto murario e l’intonaco tramite iniezioni di malte riempitive a base di calce naturale e di inerti micronizzati, il personale di Arcart specializzato nel restauro sta eseguendo le stuccature delle superfici interessate mediante l’utilizzo di malte a base di calce naturale bianca e inerti selezionati per colore e granulometria al fine di ripristinare l’aspetto estetico, materico e cromatico, differenziando l’intervento sulle varie superfici: intonaco, pietra e stucchi.
Al fine di proteggere le superfici lapidee naturali ed artificiali l’intervento sulla Villa Capra Bassani si concluderà con l’applicazione di un protettivo idrorepellente a base di organosilossani oligomeri, altamente resistente agli agenti atmosferici e permeabilità.
Il cantiere si concluderà nei primi mesi del 2022.